Mi spoglio di Gozzo, ma tengo stretto ciò che mi ha insegnato. Che la malattia non è rassegnazione, che c’ è sempre modo di immaginare una realtà migliore e renderla pelle, sublimarla, ridere, resistere. E creare. Perché è sempre quando smettiamo di farlo, in qualsiasi contesto, che diventiamo i veri nemici di noi stessi.
Grazie a tutte queste emozioni, ai miei compagni di palco, alla grande Barbara Amodio, amorevole madre di scena, e a voi che eravate a risuonare “di pena e di inghippi di inghippi e di impiastri” insieme a noi. ❤