Che rapporto c’è con il cinema?
Sento l’esigenza profonda di prendere il film e sezionarlo “anatomicamente”, sciogliere i dettagli che conducono alla soluzione dell’intreccio, osservare l’emozione dentro la cornice di un’inquadratura ben calibrata, seguire l’enfasi del battito cardiaco del montaggio.
Il cinema, si sa, è uno specchio. Ci offre uno spunto per guardarci dentro, ci contorce lo stomaco,è regia dei pensieri, delle emozioni. Una storia circoscritta nell’arco di alcune ore, inizia e termina, chiude il cerchio, ci consola, fa sentire meno sole le nostre anime, che ripetono gli stessi sbagli, che condividono le stesse paure, e offre magari una direzione nuova, una nuova chiave di lettura della vita stessa.
Per quale motivo andiamo al cinema? Fondamentalmente perché soddisfiamo i nostri desideri. Assistendo al racconto di una storia come in un sogno, ci identifichiamo nelle personalità che appaiono sullo schermo.
Attraverso un sapiente lavoro di riprese e di montaggio, accompagnati dal sottofondo musicale, veniamo catapultati in un universo che attraversa la psiche e che tira fuori la necessità di vivere qualcosa che somiglia alla realtà, ma non appartiene alla vita di tutti i giorni.
Il fascino della settima arte sta proprio nel rispecchiare i bisogni e le paure dello spettatore, il quale, nel buio della sala, si immerge in quelle storie appagando le proprie apprensioni, e, attraverso l’evoluzione degli eventi proiettati sullo schermo, ne condivide le sensazioni, partecipando ad una sorta di rituale collettivo.
Esplorare il mondo del linguaggio cinematografico è dare un senso a quelle visioni, a quelle vibrazioni, con lo scopo di rispondere alla condizione che ogni film, per regola, deve porsi. Quella della continua ricerca, per l’essere umano, di se stesso.
Selene Di Domenicantonio