Com’è straziante amare: unisce al primo sguardo e dilania, se si prova ad andargli contro. Se si prova a vivere la passione contro le regole, contro il copione teatrale dell’alta società, si rischia di soffocare, di perdere tutto, anche la testa.
Anna, moglie saggia e autorevole di un ufficiale governativo russo, Karenin, cede al morboso corteggiamento dell’ufficiale dell’ esercito Vronskij, attraverso un tumulto di sentimenti che la allontanerà dall’ aurea rassicurante del suo ceto sociale, destinandola alla solitudine.
La disciplina della collettività detta la regia, come sulla scena, così nella realtà; dietro le convenzioni della danza si obbedisce all’armonia della quotidianità. Negli uffici burocratici, negli ordini militari, nelle feste regali, nella perdizione della strada, tutto avviene attraverso perfette coreografie di corpi umani e di macchine da presa, di corse di cavalli, di modellini di treni in piccola e grande scala, che accompagnano il gioco della vita oppressa dall’abnegazione.
Si perdonano i tradimenti in nome di un convivere pacifico, si scambiano vibrazioni attraverso mani sfiorate, mentre i ruoli si capovolgono e la pulsione cresce, trasformando la donna sapiente e perfetta in un’anima tormentata e senza più il controllo di sé.
Quando il demone esasperato entra nel corpo, l’amore ha il sapore della distruzione, dell’assoluta ossessione che trova sfogo nella morte, mentre la ragione di sentimenti più mansueti riesce a equilibrare gli altri rapporti.
Joe Wright fa della messa in scena la chiave della pellicola, dove le relazioni sono recite e si mescolano alle bramosie di un’esistenza forzatamente sottomessa ai valori della società. Per questo le ambientazioni reali si alternano in modo sottile a grandi scenari disegnati, lasciando lo stesso spettatore in bilico tra l’immedesimazione nelle pulsioni dei personaggi e la semplice partecipazione a un avvenimento collettivo. La scelta fotografica accompagna l’identificazione con i pensieri degli autori: la fotografia sfocata sottolinea il desiderio degli amanti, così come la luce calda del tramonto enfatizza il lavoro nei campi e la presa di consapevolezza di valori diversi.
Anna Karenina ci appare madre dolce, amante ossessiva, moglie non più capace di mantenere il suo ruolo impeccabile, ma, più di tutti, donna fragile e forte contro le ipocrisie del suo tempo, vittima dell’ultimo viaggio alla ricerca della serenità di essere se stessa.
Selene D.